Lia Caporin

1. Chi sei?

Sono Lia, trevigiana, classe 1988. Dopo un diploma al Liceo Scientifico e gli studi universitari in Comunicazione, Editoria e Giornalismo ho lavorato per diverse aziende e agenzie. Dal 2022 ho intrapreso un percorso come libera professionista. 
Nel tempo libero insegno danze urbane, pratico la pallavolo, corro e vado in palestra. Amo leggere e frequentare il vecchio cinema del mio paese.
Mi piace pensare in grande e pormi obiettivi importanti, ma con la consapevolezza che la strada per raggiungerli è lunga e fatta di piccoli traguardi. Le mie colonne sonore sono la musica e il rumore delle ruote del trolley sull’asfalto.

2. Com’è nata la tua passione per la docenza?

Penso di averla vissuta – inconsapevolmente – fin da bambina, quando le maestre mi incaricavano di aiutare i compagni con i lavori da consegnare. Ero felicissima di vederli raggiungere gli obiettivi che inizialmente li avevano messi in difficoltà. Poi le ripetizioni, il conquistato ruolo da allenatrice e da insegnante di danza…

Per me insegnare è la naturale e fisiologica prosecuzione di un percorso di apprendimento: amo trasmettere quello che imparo, condividere il mio metodo e le strategie che adotto. Le prime docenze in ambito professionale sono arrivate quasi per caso, le ho affrontate con timore ma anche con la mia innata solarità.

3. Qual è la caratteristica che un buon docente dovrebbe avere?

Dal mio punto di vista, un buon docente…

– Ama quello che insegna: se diventa una mera questione di retribuzione, si vede. Chi si siede davanti a noi lo coglie, lo capisce. E non ne vale la pena.

– Sa adattarsi alle situazioni: non tutte le classi sono uguali, pertanto nemmeno l’approccio può essere sempre lo stesso. Servono spirito di osservazione ed empatia per trovare la chiave di lettura giusta per ciascun gruppo con cui ci si trova a lavorare. 

– Spiega: non enuncia nozioni, ma sa far comprendere il senso di quello che sta comunicando. 

4. Qual è il valore aggiunto di frequentare un percorso di formazione per il proprio sviluppo professionale?

Non è mai troppo tardi per imparare qualcosa di nuovo, per arricchirsi, per scoprire nuove prospettive. 

Poter frequentare un corso di formazione per la propria professione può far aprire gli occhi, aprire nuove porte relativamente al proprio percorso. 

Il confronto con docenti che spesso sono professionisti del settore oltre che insegnanti consente inoltre di mettere le mani in pasta in modo concreto ed efficace, al contrario dei corsi universitari, che nella maggior parte dei casi si focalizzano sulla teoria. 

Infine, un aggiornamento costante sull’ecosistema dei temi di cui ci si occupa rende una figura più completa, più solida, più appetibile in un mercato in cui si ricercano costantemente professionisti aggiornati e “sul pezzo”. 

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